Il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp, Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema, European Medicines Agency) ha adottato parere positivo per sacituzumab govitecan come monoterapia per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma mammario non resecabile o metastatico positivo per i recettori ormonali/negativo per il recettore del fattore di crescita dell’epidermide umano 2 (HR+/HER2-) che hanno ricevuto una terapia a base endocrina e almeno due terapie sistemiche aggiuntive nel contesto avanzato. La decisione finale della Commissione europea sull’indicazione aggiuntiva per sacituzumab govitecan è prevista per la fine del 2023. “Le pazienti con carcinoma mammario metastatico HR+/HER2- già pretrattato con terapie ormonali e chemioterapia hanno, purtroppo, limitate opzioni terapeutiche, cui corrisponde l’urgente necessità di identificarne di nuove” ha affermato il Dott. Giampaolo Bianchini, Responsabile del Gruppo Mammella all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “Grazie allo studio TROPiCS-02 è stato dimostrato che sacituzumab govitecan, già utilizzato oggi in Italia per la malattia triplo-negativa, può ritardare la progressione e aumentare in modo significativo la sopravvivenza anche per pazienti con tumori HR+/HER2-. Pertanto, dopo l’approvazione della Fda americana, la raccomandazione positiva del Chmp apre alla prospettiva di accesso a questa importante opzione terapeutica anche alle pazienti europee”. L’opinione positiva del Chmp è supportata dai risultati dello studio di fase III TROPiCS-02, in cui sacituzumab govitecan ha dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale (OS, overall survival) statisticamente e clinicamente significativo di 3,2 mesi rispetto al comparatore, la chemioterapia a singolo agente (trattamento scelto dal medico; TPC, treatment of physician’s choice) (OS mediana: 14,4 mesi vs. 11,2 mesi; hazard ratio [HR]=0,79; IC 95%: 0,65-0,96; p=0,02). Sacituzumab govitecan ha anche dimostrato una riduzione del 34% del rischio di progressione della malattia o di morte (PFS [progression-free survival] mediana: 5,5 vs. 4,0 mesi; HR: 0,66; IC 95%: 0,53-0,83; p=0,0003). Tre volte più persone trattate con sacituzumab govitecan erano libere da progressione a un anno rispetto a quelle trattate con chemioterapia (21% vs. 7%).
Parlare di prevenzione oncologica e rischi legati al fumo, inserire queste tematiche nel contesto della sensibilità ambientale, valorizzare il ruolo dei giovani come ambasciatori e amplificatori di messaggi orientati verso salute e sostenibilità. Sono questi gli obiettivi di Respiro Impatto Zero - Aria nuova nei polmoni della next generation, la prima campagna di prevenzione sul tumore del polmone pensata per la Generazione Z, promossa da MSD con il patrocinio di WALCE - Women Against Lung Cancer in Europe. L’iniziativa, promossa da MSD con il patrocinio di WALCE - Women Against Lung Cancer in Europe, fa leva sulla sensibilità green dei nativi digitali per informarli sul ruolo del fumo di sigaretta e dell’inquinamento ambientale nell’insorgenza di malattie oncologiche e in particolare del tumore del polmone, che ogni anno registra oltre 2 milioni di casi stimati a livello globale e rappresenta la prima causa di morte per cancro al mondo. Per incoraggiare la “Gen Z” a comportamenti sostenibili e salutari in tutti gli aspetti della vita quotidiana la campagna ha arruolato due ambassador d’eccezione: Pino Insegno, doppiatore e attore, e Martina Socrate, giovane content creator, protagonisti di Una coppia (in)sostenibile, una serie di sketch incentrati sui gap generazionali in termini di prevenzione e sostenibilità e sulla possibilità di superarli anche grazie alla capacità dei giovani di farsi ambasciatori di una nuova sensibilità. I video-sketch saranno diffusi sui principali canali social e resi disponibili sul sito web della campagna (www.tumoredelpolmone.it): una vera e propria piattaforma informativa, ricca di approfondimenti su prevenzione, stili di vita e scelte green.
Promuovere una grande campagna di sensibilizzazione per aumentare il livello di attenzione e di conoscenza sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), malattia respiratoria cronica che “toglie il respiro” a oltre 3.5 milioni di italiani, causando la perdita progressiva della funzionalità polmonare se non trattata in modo tempestivo e appropriato. E ancora: istituire un Registro nazionale di patologia per favorire la sorveglianza epidemiologica e far emergere il sommerso, e rafforzare l’integrazione ospedale-territorio per migliorare la presa in carico con risvolti positivi sull’aderenza terapeutica: sono le proposte avanzate dall’Associazione Respiriamo Insieme e dall’Associazione Pazienti Bpco che hanno lanciato un’alleanza per la Bpco rivolta a tutti gli attori del sistema salute nel corso della conferenza stampa “A perdifiato: verso una nuova gestione senza affanni della Bpco tra ospedale e territorio” che si è svolta in Senato su iniziativa del Senatore Francesco Zaffini, Presidente della 10a Commissione Sanità. L’evento ha riunito pazienti, rappresentanti delle Istituzioni sanitarie e delle principali società scientifiche della pneumologia e della medicina generale per accendere i riflettori su una patologia ancora ampiamente sottovalutata, nonostante il forte impatto clinico e socioeconomico e le previsioni di ulteriore diffusione a causa dei fattori di rischio, in primis l’abitudine al fumo e l’inquinamento. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Bpco è la terza causa di morte dopo le patologie cardiovascolari e i tumori, e quinta per disabilità e qualità di vita. A destare preoccupazione sono, in particolare, i peggioramenti repentini dei sintomi respiratori – le cosiddette riacutizzazioni – che possono causare gravi ripercussioni sullo stato di salute, ospedalizzazioni e aumento della mortalità. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio di: Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO ITS), Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria (ARIR), Federazione Medici di Medicina Generale (FIMMG), Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), Società Italiana di Pneumologia (SIP-IRS).
L’Health city institute (Hci), l’organismo italiano dedicato allo studio e alla promozione della salute nei contesti urbani, entra a far parte dell’Health and environment alliance (Heal), la grande rete internazionale che riunisce più di 90 organizzazioni impegnandosi sulle relazioni che intercorrono fra la salute delle comunità e i determinanti ambientali. La nomina, ufficializzata in questi giorni in qualità di provisional associate member, sarà ratificata nel corso della prossima assemblea generale che si terrà il 3-4 ottobre 2023. Società sostenibili, qualità del cibo e dell’aria che respiriamo, tutela dell’ambiente, contrasto alle sostanze tossiche, attenzione ai fattori ambientali che influenzano la salute delle persone: sono questi i principali temi su cui si incentra il lavoro della Health and environment alliance a livello internazionale, con l’obiettivo di costruire un mondo in cui le generazioni di oggi e quelle future possano beneficiare di un ambiente sano per vivere una vita lunga e in salute, con un'economia e una società sostenibili. L’Health city institute è l’organismo italiano impegnato sul tema dei determinanti urbani che influenzano la salute delle persone e delle comunità. Più di una persona su due nel mondo vive in aree metropolitane: la nostra sopravvivenza dipende dalla pianificazione di ambienti urbani più sani, perché rendere le città più eque e salutari incide sul benessere psico-fisico di tutti in tutte le fasce di età. Nel nostro paese il 37% della popolazione vive nelle aree metropolitane. È sempre più urgente promuovere il modello della Health city, incentivare una riqualificazione e rigenerazione urbana in cui la salute sia fattore di crescita e coesione, grazie a un’amministrazione consapevole. Si deve intervenire considerando l’impatto sociale ed economico dei fattori di rischio che influenzano la salute, l’impatto delle disuguaglianze, l’invecchiamento della popolazione, che porta un aumento del carico delle cronicità. Su questi temi si muove l’azione di Hci, in sinergia con gli altri attori, la comunità scientifica, le istituzioni, le associazioni. La realizzazione del Manifesto “La salute nelle città: bene comune”, la celebrazione annuale della Giornata nazionale per la salute e il benessere nelle città, la promozione in Italia della figura dell’Health city manager, sono solo alcune delle iniziative che l’Hci, sempre in alleanza con le altre realtà, porta avanti con l’obiettivo di supportare la messa in agenda di questi temi come priorità da parte della politica. "Siamo onorati che la nostra organizzazione sia stata accolta in una rete internazionale prestigiosa come quella dell’Health and environment alliance - ha dichiarato Andrea Lenzi, Presidente dell’Health city institute e Presidente del Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei ministri - Siamo convinti che il tema della salute urbana necessiti di un approccio quanto più globale e trasversale. Sarà un onore portare all’interno di questa rete mondiale il contributo di Hci in termini di esperienza sull’impatto dei determinanti urbani della salute nel nostro Paese".
Si intitola “Mettiti nei miei panni” la mostra inaugurata il 27 maggio e visitabile fino al 3 giugno che, attraverso scatti d’autore, vuole sensibilizzare ad una patologia ancora oggi tabù. Organizzata dall’Associazione Sensibilizzazione Alopecia Aerata ASAA e promossa dal Comune di Bologna, raccoglie gli scatti di Andrea Brintazzoli. Un progetto fotografico, innovativo e sperimentale, in cui 12 persone affette da alopecia areata, totale e universale invitano il pubblico ad avvicinarsi alla loro immagine, profondamente modificata dall’Alopecia, attraverso un gioco empatico e coinvolgente che vuole rendere più sensibile lo sguardo collettivo, per abituarlo ad un nude look non determinato da una scelta estetica e nemmeno da un trattamento chemioterapico, ma come conseguenza di una malattia genetica ed autoimmune quale è l’alopecia areata. I ritratti dei volti senza capelli mirano a dare visibilità all’alopecia, affinché sia riconoscibile, nominabile, legittimata nella sua esistenza come vera e propria patologia, e non solo come disagio estetico, e perciò portata all’attenzione che merita al fine di sensibilizzare la comunità nella sua interezza e le istituzioni. Il mancato riconoscimento della stessa come malattia rara, insieme alla forte influenza dei canoni estetici convenzionali che la società odierna ci impone, rendono infatti spesso doloroso il percorso personale di adattamento e di accettazione della propria immagine che questa malattia richiede. L’Associazione Sensibilizzazione Alopecia Areata (ASAA) nasce il 27 settembre del 2008 dalla volontà di un gruppo di auto mutuo aiuto formatosi spontaneamente. Lo scopo è soprattutto quello di offrire ascolto, esperienza, serenità e benessere interiore alle persone affette da alopecia e ai loro familiari. Tra i suoi obiettivi principali quello di sensibilizzare l’opinione pubblica fornendo informazioni sulla patologia, promuovendo e sviluppando progetti orientati a darne visibilità. La presidentessa è la psicologa Alessandra Sbarra anch’essa affetta dalla malattia e testimonial impegnata in prima linea nella diffusione della consapevolezza all’interno della società dell’esistenza e della riconoscibilità dell’Alopecia Aerata. www.associazionealopeciaareata.it Sede della mostra: Scuderia Future Food Living Lab - Piazza Verdi, 2 – Bologna. Dal 27 maggio a 03 giugno 2023