EvdIl pioneristico progetto di raccolta e smaltimento degli inalatori esauriti, utilizzati dai pazienti per il trattamento delle patologie respiratorie, è stato realizzato da Chiesi Italia e Federfarma in sinergia con la Regione Friuli-Venezia Giulia, prima regione in cui è attiva l’iniziativa, iniziata nel settembre del 2022. Con il coinvolgimento dei farmacisti e della rete capillare delle oltre 400 farmacie territoriali del Friuli-Venezia Giulia, in cui sono presenti i Box di “Recupera e Respira”, in 9 mesi di progetto sono stati raccolti 30.225 inalatori esauriti che altrimenti sarebbero finiti nella raccolta indifferenziata. È stato stimato che 4 persone su 10 hanno riportato in farmacia i loro dispositivi una volta utilizzati, consentendo di smaltirli correttamente in un impianto certificato, ed evitando così il rilascio in atmosfera di residui che favoriscono il riscaldamento globale. Un modello sostenibile che ha prodotto la termovalorizzazione del 22,6% di tutti gli inalatori, spray e polvere, dispensati sul territorio regionale per il trattamento di asma e Bpco. I risultati del progetto pilota, che continuerà anche per tutto il 2024, sono stati presentati a Rimini nel corso della 26ª edizione di Ecomondo, il principale evento in Europa dedicato alla sostenibilità ambientale, che riunisce industria, policy maker ed esperti che si occupano di smaltimento dei rifiuti, recupero energetico, tutela del suolo e sviluppo sostenibile.

EvdL’European Research Council (ERC) assegna all’Università Statale di Milano un Synergy Grant per il progetto NeuroSonoGene, guidato, per l’Ateneo milanese, da Anna Moroni, docente di Fisiologia del Dipartimento di Bioscienze. I Synergy Grant si rivolgono infatti a un gruppo di scienziati che presentino un progetto innovativo lavorando in sinergia tra loro: NeuroSonoGene, che vedrà un finanziamento di 7.8 milioni di euro, è stato sviluppato da un team internazionale che vede il coinvolgimento di Serge Picaud, neurobiologo e Direttore dell’Institute de la Vision di Parigi e di Michael Tanter, fisico esperto di ultrasuoni e Direttore dell’Institute of Physics for Medicine di Parigi, oltre che della professoressa Moroni in qualità di esperta di canali ionici. NeuroSonoGene intende sviluppare una tecnica innovativa per le neuroscienze, denominata sonogenetica, che utilizza ultrasuoni ad alta frequenza per attivare aree del cervello con una risoluzione spazio-temporale molto elevata, dell’ordine delle decine di micron e dei microsecondi. Gli scienziati hanno già dimostrato in un modello murino che è possibile generare la visione di punti di luce attivando con gli ultrasuoni la corteccia visiva, resa sensibile dall’espressione di canali ionici meccano-sensibili, mentre l’obiettivo di NeuroSonoGene è di migliorare sia gli aspetti tecnici, relativi alla generazione dei pattern di ultrasuoni, che biologici (modifica dei canali meccano-attivati) per arrivare a generare nel soggetto la visione di forme complesse, come ad esempio le lettere dell'alfabeto. “Sono contenta che l’esperienza oramai decennale del mio laboratorio nell’ingegnerizzazione di proteine canale, sia inserita in un quadro più grande con una forte potenzialità di applicazione in pazienti”, conclude Anna Moroni. Il bando ERC Synergy Grant ha ricevuto quest’anno 395 proposte tra cui ne sono state scelte 34: questi progetti vedranno il coinvolgimento di 124 ricercatori di tutto il mondo che condurranno le proprie ricerche in 95 tra centri di ricerca e università.

EvdI dati di efficacia a 10 anni evidenziano l’impatto di ocrelizumab sulla prevenzione della progressione della disabilità e sul mantenimento della mobilità in soggetti con forme recidivanti e progressive di sclerosi multipla. Su più di 3.200 donne con SM trattate con ocrelizumab non è stato segnalato alcun aumento del rischio di esiti avversi in corso di gravidanza e nei bambini, con dati real world che hanno dimostrato un basso rischio di recidiva durante e dopo la gravidanza. Gli ultimi risultati di fase III mostrano che l’iniezione sottocutanea è risultata non inferiore all’infusione endovenosa in base ai livelli ematici di ocrelizumab nell’arco di 12 settimane. L’iniezione sottocutanea di 10 minuti potrebbe migliorare l’esperienza di trattamento e ampliare l’uso di ocrelizumab nei soggetti con sclerosi multipla (SM) seguiti presso centri con capacità limitate per la somministrazione EV. I dati sono stati presentati al 9° congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS (European Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis/Americas Committee for Treatment and Research in Multiple Sclerosis). “Ocrelizumab è la prima terapia diretta contro i linfociti B approvata per la sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva (SMR e SMPP). È straordinario constatare che, dopo 10 anni di trattamento e 300.000 pazienti trattati in tutto il mondo, la stragrande maggioranza dei pazienti con SMR rimane libera da progressione della malattia” ha dichiarato il Prof. Massimo Filippi, Direttore delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia e Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute, Milano. “Questi risultati indicano che le persone con SMR e SMPP hanno ancora molti anni davanti a sé da vivere in piena indipendenza, in cui non dovranno avvalersi di un ausilio per la deambulazione”.
L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab ha determinato una deplezione rapida, prolungata e quasi completa dei linfociti B simile a quella ottenuta con l’infusione EV di (rispettivamente il 97% e il 98% dei pazienti presentavano livelli di linfociti B pari a 5 cellule/µL o inferiori quando sono stati misurati per la prima volta a 14 giorni), che si è mantenuta per 24 settimane. L’iniezione sottocutanea e l’infusione EV di ocrelizumab hanno entrambe prodotto una soppressione rapida e quasi completa dell’attività delle lesioni alla RM entro 24 settimane: la maggior parte dei pazienti non mostrava lesioni captanti gadolinio (Gd+) in T1, espressione dell’infiammazione attiva, e senza lesioni in T2 nuove/aumentate di volume, che espressione del carico lesionale a 24 settimane.

EvdNell’attuale momento storico stiamo assistendo al passaggio da studi puramente osservazionali sul microbiota a un nuovo approccio incentrato sull’analisi dei meccanismi d’azione della flora batterica e dei possibili effetti della sua modulazione sulla malattia. Pertanto, il microbiota e la sua capacità di influire sulla salute dell’organismo possono iniziare a essere inquadrati in una vera prospettiva terapeutica. È questa la "rivoluzione’’ al centro del congresso “Microbiota Revolution 2023. Dalla ricerca alla pratica clinica: a che punto siamo”, realizzato grazie al sostegno non condizionante di Alfasigma e che ha visto riuniti a Bologna esperti italiani e internazionali per aggiornare la comunità medico scientifica sugli ultimi sviluppi della ricerca di base e clinica sul microbiota. “La presenza di alterazioni del microbiota intestinale in diverse condizioni patologiche -gastrointestinali ed extra-gastrointestinali - permette di considerare il microbiota come un target terapeutico interessante. La sua modulazione e la correzione della disbiosi e della sovracrescita batterica dell’intestino si è rivelata efficace nell’ottenere un significativo miglioramento dei sintomi in alcune condizioni cliniche, come la sindrome dell’intestino irritabile o la malattia diverticolare del colon”, sottolinea Carmelo Scarpignato, professore di Medicina e Farmacologia Clinica, United Campus of Malta e professore Onorario di Medicina alla Chinese University of Hong Kong. Diversi studi clinici hanno evidenziato una stretta correlazione tra l’alterazione della flora batterica (disbiosi) e l’insorgenza di diverse patologie anche a livello neurologico – quali Alzheimer, Parkinson o ictus cerebrale - a dimostrazione della presenza di un asse intestino – cervello. “Bisogna tenere presente che l’interazione tra terapie farmacologiche e microbiota intestinale è bidirezionale. Infatti, se è vero che molti farmaci - anche non appositamente studiati per avere come target l’ecosistema intestinale - possono modificare la composizione quali/quantitativa del microbiota, la presenza di un enorme patrimonio enzimatico batterico e la produzione di alcuni metaboliti batterici influenzano la farmacocinetica e la farmacodinamica di molte molecole. I dati più interessanti riguardano l’immunoterapia e la chemioterapia antineoplastica, la cui efficacia e tossicità può essere modificata dalla composizione del microbiota intestinale. Siamo solo all’inizio di una nuova era che permetterà sempre di più una medicina di precisione, personalizzata sul singolo paziente”, continua Carmelo Scarpignato.

EvdA settembre si è celebrata in tutto il mondo la “Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro”: un diritto che in Italia è garantito dalla legge 194 del 1978, ma che spesso nella pratica si trasforma in una corsa a ostacoli e contro il tempo. Nel nostro Paese, infatti, sebbene l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) sia una prestazione compresa nei LEA - ovvero nell’elenco di prestazioni e servizi essenziali che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini -, poco più della metà delle strutture ospedaliere la effettua, e la pillola abortiva (RU486) continua a essere considerata un farmaco rischioso, nonostante in Europa si utilizzi da oltre 30 anni e dal 2006 l’OMS la consideri un farmaco essenziale per la salute riproduttiva. Ma ci sono anche avanguardie, come la Regione Lazio che ha introdotto nel regime ambulatoriale la procedura at home secondo le linee guida internazionali, o come l’Emilia-Romagna che ha iniziato a distribuire la RU486 nei consultori.
È la fotografia, tra luci e ombre, che emerge dal nuovo rapporto “Aborto farmacologico in Italia: tra ritardi, opposizioni e linee guida internazionali” di Medici del Mondo, rete internazionale impegnata a garantire l’accesso alla salute, che evidenzia le ancora forti disuguaglianze nell’accesso alle pratiche abortive attraverso dati, interviste e testimonianze di personale sanitario, attiviste e pazienti raccolte in tutta Italia. Voci che accompagnano il viaggio della campagna “The Impossible Pill”, che, con il linguaggio ironico di Laura Formenti, attraversa il Belpaese dalla Sicilia al Monte Bianco per dimostrare e denunciare quanto l’Italia sia colpevolmente distante dalle direttive dell’OMS. “Abbiamo per te una missione impossibile: trovare la pillola RU486”. Inizia così, con una richiesta alla 007, il viaggio della comica Laura Formenti per “The Impossible Pill”, la campagna di informazione e sensibilizzazione che racconta il percorso a ostacoli che si trovano a percorrere tutte quelle persone che vogliono abortire. Si inizia a Palermo con l’associazione Maghweb, poi ad Ancona con il movimento femminista Non Una di Meno, quindi a Bologna con le attiviste di Mujeres Libres, e a Torino con Tullia Todros, l’ex Primaria del reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale Sant’Anna. Tappa dopo tappa, incontro dopo incontro, emergono le difficoltà a contattare i consultori e a reperire informazioni sull’aborto farmacologico e sull’iter per accedervi, il problema della controinformazione scientifica, il nodo dell’obiezione di coscienza e dei tempi troppo lunghi per ottenere un appuntamento che mal si adattano alle 9 (in alcune regioni ancora 7) settimane permesse dalla legge, fino allo stigma sociale sull’interruzione di gravidanza e alla solitudine in cui spesso si ritrovano le donne che decidono di abortire. Alla fine, Laura arriva sulla cima del Monte Bianco, uno dei luoghi più inaccessibili del Paese, e, con Elisa Visconti, Direttrice di Medici del Mondo Italia, scopre che nel resto d’Europa così come in molte altre parti del mondo, compresi alcuni Paesi africani, accedere alla RU486 non è così difficile come in Italia, dove l’aborto è troppo spesso caricato di una valenza religiosa, politica e morale. Ma, finalmente, eccola lì: la pillola abortiva RU486 è all’interno di una teca trasparente, incastonata nel ghiacciaio della cima più alta d’Italia. Un’immagine forte, simbolo di protesta e della necessità di portare avanti una battaglia che è soprattutto di civiltà, perché l’aborto è un diritto umano che va garantito e difeso.