Un nuovo studio condotto da ricercatori australiani ha dimostrato che le fluttuazioni della pressione arteriosa possono aumentare il rischio di demenza e di problemi vascolari nelle persone anziane. Le fluttuazioni della PA breve entro 24 ore e per diversi giorni o settimane sono collegate a una funzione cognitiva compromessa, affermano i ricercatori dell'Università dell'Australia Meridionale (UniSA) che hanno condotto lo studio.

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Lo scopo di questo studio, pubblicato su Diabetes Care, è stato quello di indagare in che misura il controllo dei fattori di rischio della malattia arteriosa periferica (PAD) sia associato al rischio di PAD incidente nei soggetti con diabete di tipo 2.

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Il monitoraggio con l'endoscopia consente una valutazione obiettiva dell'infiammazione e della guarigione della mucosa rispetto ai soli sintomi. Tuttavia, fare affidamento esclusivamente sull’endoscopia per guidare la gestione è un approccio “limitato dai costi e dall’utilizzo delle risorse, dall’invasività e dalla ridotta accettabilità da parte del paziente”, hanno scritto gli autori delle linee guida, che sono state pubblicate da Gastroenterology.

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Le sfide di salute e quelle ambientali si alternano tra i temi più ricorrenti nel dibattito della comunità scientifica e nelle agende politiche ormai da diverso tempo. Eppure, nonostante le interazioni tra di esse siano state ampiamente dimostrate dalla letteratura e dall’evidenza empirica, nella maggior parte dei casi questi due filoni continuano a viaggiare su binari paralleli.

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Sono state pubblicate, lo scorso 16 novembre, le Linee Guida sulla Valutazione Multidimensionale della persona anziana. Un passaggio epocale, promosso dalla Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) e della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT), con il supporto metodologico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e con il contributo di altre 25 società scientifiche. 

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Se il nesso tra una scarsa qualità del sonno e il rischio cardiovascolare è ben noto, la maggior parte degli studi si sofferma solo uno o due aspetti della sonno, ad esempio la sua durata o l'insorgenza di apnee notturne. Un team dell'Inserm ha appena pubblicato i risultati di uno studio più completo su questo tema. 

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Intervista


Presente e futuro del trattamento dell’infezione da HIV
Antonella Castagna
Primario Unità di Malattie Infettive
IRCCS Ospedale San Raffaele Turro, Milano
Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

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