Un nuovo studio rivela che il rischio di demenza è quasi l'80% più alto nei sopravvissuti all'ictus rispetto a quelli senza ictus. 'analisi variabile nel tempo ha rivelato che il rischio di demenza era più alto entro il primo anno dopo l'ictus, con un aumento di 2.5 volte a 6 mesi (HR 2.51), che è diminuito a un aumento di 1.5 volte a 5 anni (HR 1.51) ma è rimasto elevato rispetto alla popolazione di riferimento anche dopo 20 anni.

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Attuare modelli organizzativi integrati che coinvolgano attivamente e sinergicamente Mmg e specialisti, formare gli Mmg, dare vita alla certificazione di Mmg “Esperti in Medicina del dolore”, dare spazio a formazione, digitalizzazione e alla formalizzazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, intervenire sul collegamento tra territorio e ospedale: queste le indicazioni emerse da un tavolo tecnico.

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Da un recente studio di coorte che ha valutato i metodi di monitoraggio pressorio domiciliare è emerso che le raccomandazioni delle linee guida sono spesso disattese. C'era una notevole variabilità nei tempi di misurazione della pressione arteriosa e nelle attività precedenti alla misurazione della pressione arteriosa. I pazienti che hanno ricevuto istruzioni hanno riferito che tali istruzioni sono state vaghe e inutili.

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Indirizzando i pazienti più a rischio di nuove ospedalizzazioni verso un’intensificazione precoce delle cure, si apre un nuovo scenario per cambiare la storia clinica dello scompenso. Grazie alla convenzione tra l’Irccs MultiMedica e Regione Lombardia, i ricercatori hanno avuto accesso ai database sanitari regionali, nel massimo rispetto della privacy; è stato così possibile studiare un’ampia popolazione di pazienti “real-world”.

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In occasione della Giornata mondiale contro l'Aids dello scorso divembre 2024, l'International Antiviral (ex Aids) Society-U.S. (IAS-U.S.) ha pubblicato nuove linee guida internazionali per il trattamento e la prevenzione dell'Hiv. Le raccomandazioni aggiornate sono state sviluppate da un gruppo di esperti medici volontari, tra cui la professoressa Clara Lehmann dell'Ospedale universitario di Colonia e il Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni (Dzif).

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Le allergie alimentari si verificano tipicamente attraverso due percorsi: immunoglobulina E (IgE)- mediato o non IgE-mediato. Si ritiene che la forma più comune IgE-mediata, sia in aumento in prevalenza e gravità, in particolare in Europa occidentale. Una recente review si è posta l’obiettivo di valutare le interazioni neuro-immunitarie nelle allergie alimentari, nel contesto dell’attuale comprensione dei meccanismi immunitari. 

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Intervista


Congresso della Società europea di cardiologia: quali novità?
Stefano Carugo
Direttore SC Cardiologia
Policlinico di Milano

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