La V Revisione dei Larn (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia) per la popolazione italiana sarà presentata, in anteprima, in occasione del XLIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutrizione Umana (Sinu), che si terrà a Piacenza dal 4 al 6 giugno 2024. “Nella storia della scienza dell’alimentazione e nutrizione umana - spiega la prof.ssa Anna Tagliabue, Presidente Sinu - la definizione dei fabbisogni di nutrienti ed energia per la popolazione sana è un’esigenza molto sentita, che nacque dapprima con l’obiettivo di fornire gli standard per una nutrizione ottimale che proteggessero l’intera popolazione dal rischio di carenze alimentari, particolarmente nel periodo bellico: le prime raccomandazioni in questo senso furono elaborate, infatti, nel 1943, dalle autorità sanitarie statunitensi”. Nei decenni successivi divenne, poi, sempre più evidente che, non solo le carenze, ma anche le assunzioni alimentari in eccesso aumentano il rischio di malattia e che, dunque, entrambi gli aspetti devono essere considerati nella definizione di adeguatezza nutrizionale. In Italia, i primi Larn furono elaborati dalla Sinu nel 1976 e furono seguiti dalle revisioni del 1986, 1996 e 2014. “Abbiamo deciso a novembre 2019 di procedere ad un’ulteriore revisione”, afferma il prof. Pasquale Strazzullo, Past-president Sinu. “Sebbene l’edizione del 2014 rappresentasse ancora un valido documento di riferimento per gli operatori nel settore della nutrizione umana, era necessario procedere ad un nuovo sostanziale aggiornamento delle varie sezioni dell’opera, alla luce della recente pubblicazione di numerosi nuovi documenti da parte di vari Paesi ed agenzie internazionali, della necessità di aggiornare i pesi di riferimento per l’età evolutiva secondo le indicazioni dell’OMS e della disponibilità di nuovi dati relativi ai consumi e alle fonti alimentari della popolazione italiana”. La nuova edizione è ora disponibile grazie al lavoro di circa 150 esperti appartenenti al mondo della ricerca in nutrizione, in grande maggioranza iscritti alla Sinu, organizzati in appositi Gruppi di Lavoro, sotto la regia di un Comitato di coordinamento nominato dal Consiglio direttivo della Società. Si tratta di una revisione molto attesa, anche per l’esaurimento della precedente edizione, nonostante la ristampa avvenuta nel 2017. Cosi come in passato, i nuovi Larn saranno essenziali per la elaborazione di programmi di sorveglianza nutrizionale, per la promozione della ricerca sulla valutazione dello stato di nutrizione, per la valutazione dei fabbisogni e sugli effetti della malnutrizione per difetto o per eccesso, per l’analisi e la formulazione di piani dietetici per i singoli e per la ristorazione collettiva, per le necessità relative all’etichettatura e alla fortificazione degli alimenti, per la valutazione delle innovazioni nell’ambito dell’industria alimentare e degli integratori. È importante anche sottolineare il valore costituito dal complesso Larn-Linee guida per una sana alimentazione e la reciproca collaborazione esistente al riguardo tra la Sinu ed il CREA-Alimenti e Nutrizione, attraverso i rispettivi rappresentanti, che hanno messo la propria esperienza al servizio della elaborazione di entrambi i documenti. “In particolare, desideriamo ringraziare il CREA per aver reso disponibili i nuovi valori di consumi e fonti alimentari per la presente revisione dei Larn, rendendo, così, questo documento pienamente aggiornato. Siamo sicuri che, come per le edizioni passate, anche questo volume soddisferà le esigenze dei professionisti dell’alimentazione e della nutrizione, nonché delle aziende produttrici,” conclude la Presidente Tagliabue. Come per le edizioni precedenti, il processo di elaborazione della V revisione dei Larn si è svolto nella piena autonomia e indipendenza della Sinu rispetto a qualsiasi tipo di interesse non strettamente scientifico, senza usufruire di alcun tipo di sponsorizzazione o finanziamento esterno da fonte pubblica o privata. La nuova edizione dei Larn può essere prenotata a questo link: https://www.biomediashop.net/.
Diffondere consapevolezza, contribuire all’affermazione di una vera e propria cultura della salute e promuovere il contributo delle donne nell’ambito della sanità e dell’informazione scientifica. Con questo obiettivo in occasione della Giornata nazionale della salute della donna istituita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri nel 2015, si è tenuta la prima iniziativa di “Donne in Salute”, progetto promosso dalla Rete Italiana Città Sane OMS e dal Comune di Milano. Durante la presentazione dell’iniziativa, esperti, medici e professionisti del settore sanitario si sono confrontati in due diversi momenti di discussione. Nel corso della prima tavola rotonda, dal titolo “Informate e consapevoli, per la propria salute”, si è posta l’attenzione sulla tutela della salute della donna: dalla promozione di comportamenti sani alla prevenzione, dall’accesso alle cure sul territorio alla sensibilizzazione sull’importanza di questo aspetto in ogni età della vita, con l’obiettivo di promuovere un approccio orientato al genere che affonda le sue radici sulle diverse caratteristiche biologiche, ma anche su fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali. Un’informazione corretta e adeguata è fondamentale per la salute, anche e soprattutto nei momenti di cambiamento fisiologico che contraddistinguono le diverse fasi della vita della donna: età fertile, gravidanza, menopausa. “L’Italia è agli ultimi posti in Europa per impiego della contraccezione, soprattutto di quella ormonale” chiarisce Franca Fruzzetti, Past-president della Società italiana contraccezione. Secondo un’indagine di Fondazione Onda, solo il 50% delle donne in menopausa, con sintomi, ricorre a rimedi per limitarne gli effetti spiacevoli, con un forte condizionamento dovuto a barriere culturali e informative. La seconda tavola rotonda, promossa da GWPR Italia con il patrocinio di importanti realtà di rappresentanza, è stata dedicata invece a “Il ruolo strategico della comunicazione per l’empowerment della salute delle donne”. “La salute oggi è una sfida per Istituzioni, medici, percorsi di diagnosi e cura e strutture sanitarie. Comunicare in modo trasparente, trasmettere fiducia e valori, condividere informazioni validate, sono tra gli ingredienti chiave; una leva per promuovere effetti positivi sul sistema salute e per contenere la spesa pubblica. Le donne, infine, da sempre portavoce della salute familiare, fruitrici e professioniste, sono una risorsa da valorizzare per il sistema salute del Paese e sulle quali investire” ha dichiarato Carola Salvato, Presidente di GWPR Italia.
Garantire a tutti l’accesso all’innovazione sanitaria, guidare questa rivoluzione tecnologica per migliore l’efficienza e l’efficacia del sistema sanitario nazionale, tutelare la salute pubblica e migliorare la qualità della vita delle persone. Ne hanno discusso medici, docenti universitari, imprenditori del settore farmaceutico ed esponenti del mondo politico ed istituzionale all’evento ‘Health Shift’ promosso dalla Fondazione Mesit (Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica) in collaborazione con Ceis-Eehta (Centre for Economic and International Studies: Economic Evaluation and Hta, Università degli Studi di Roma Tor Vergata). Per Francesco Saverio Mennini, Capo del Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute ”bisogna lavorare sugli strumenti che possano incentivare l’innovazione, che è il motore centrale di qualsiasi settore ma a maggior ragione di quello sanitario. È necessario garantire l’accesso a maggiori trattamenti efficaci al paziente nel minor tempo possibile. Per far questo c’è bisogno di regole certe”. Il Presidente della Fondazione Mesit, Marco Trabucco Aurilio, ha sottolineato come ”la transizione sanitaria prende in causa nuove politiche il cui destinatario principale è il paziente. Per rispondere ad un aumentato bisogno di salute dei cittadini lo strumento principale è l’innovazione”. Al convegno è intervenuto anche Marcello Cattani, Presidente Farmindustria - Presidente e AD Sanofi Italia e Malta: ”Attualmente ci sono 23mila nuovi farmaci in fase di ricerca. Chi sta investendo sono i 4 giganti dell’industria farmaceutica. Al contrario In Europa la situazione è diversa è più drammatica”. E Giovanni Migliore, Presidente della Federazione Italiana delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere ha parlato “medicina di prossimità come scommessa dell’Italia”.
Le strutture in Italia che superano la soglia ministeriale di qualità per la cura dell’ictus cerebrale (volumi ?50 ricoveri/anno) continuano a essere lontane dai numeri di cinque anni fa, ma, negli ultimi 12 mesi, si sta assistendo a una ripresa, seppur lenta. Rispetto al 2021 infatti si è registrato un incremento dell’1.6% delle strutture in linea con gli standard. Se si confronta il dato con quanto accadeva tre e cinque anni fa la situazione rimane critica visto che l’attuale numero di strutture sopra soglia (318) è inferiore, rispettivamente del -12.6% e del -21.3%, ma si intravedono i segnali di un cambio di rotta. I dati sono stati raccolti e analizzati da Micuro (www.micuro.it), la piattaforma digitale per trovare la miglior struttura sanitaria in Italia sulla base di valutazioni trasparenti e imparziali elaborate su dati provenienti da fonti ufficiali del Ministero della Salute e del Programma Nazionale Esiti (PNE) gestito da AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali). Le performance sono misurate sulla base degli standard nazionali di riferimento. “Se guardiamo i dati sui volumi dei ricoveri e l’incremento di strutture che di anno in anno rispettano gli standard ministeriali non possiamo non notare come la pandemia abbia condizionato in negativo le performance degli ospedali nel raggiungere i livelli di qualità del Ministero. Possono esserci diversi fattori, dall’aspettativa di vita che si è abbassata rispetto a prima del Covid ma, leggendola in positivo, anche una graduale ripresa delle visite di check-up in termini di prevenzione cardiovascolare” - ha dichiarato la professoressa Elena Azzolini, medico specialista in Sanità Pubblica e responsabile del Comitato Scientifico di Micuro. Tornando alle principali evidenze emerse, la situazione è positiva anche prendendo in considerazione, oltre allo standard dei volumi dei ricoveri, la percentuale di sopravvivenza a 30 giorni dalla dimissione, per il quale lo standard impone la soglia minima del 90% dei casi sul totale dei ricoveri. Si tratta di un criterio che, se rispettato, contribuisce ugualmente a certificare come eccellente una struttura per la cura dell’ictus. Nel 2022 si è registrata una crescita rispetto al 2021, con un incremento dello 0.7% delle strutture sopra soglia rispetto a quelle dell’anno precedente. È una crescita sostanzialmente in linea con quanto accadeva nel 2017, ma ancora lontana dalle buone performance del 2019, quando l’aumento anno su anno delle strutture di qualità era quasi in doppia cifra (+9.8%). Anche dall’analisi della situazione a livello regionale emergono alcuni segnali positivi, seppur con discordanze territoriali importanti e nell’ambito di un contesto nazionale comunque in contrazione. Le regioni che hanno incrementato o mantenuto il numero di strutture sopra soglia in termini di volumi nel 2022 rispetto all’anno prima sono 15. Limitando l’analisi alle performance di quelle che hanno almeno 10 strutture sopra soglia, le regioni che hanno incrementato il numero da un anno all’altro o lo hanno mantenuto sono Campania, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Puglia, Sicilia, Veneto. La Lombardia continua a essere il territorio con il maggior numero di strutture sopra soglia ma rispetto allo scorso anno ne ha “persa” una, finita sotto la soglia minima di qualità.
“Nei prossimi dieci anni assisteremo ad una crescita esponenziale delle diagnosi da cancro, mentre il costo delle cure continua a salire e cala il personale specializzato. Fare rete per riorganizzare l’offerta oncologica resta la strada principale”. A dirlo sono Paolo Pronzato, coordinatore Dipartimento Interaziendale Regionale, Diar Oncoematologia, AliSa - Azienda Ligure Sanitaria e Presidente Comitato Scientifico Associazione Periplo e Gianni Amunni, coordinatore scientifico Ispro - Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica, Regione Toscana e Direttore Dipartimento Oncologico, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze. L’occasione è fornita dalla sesta edizione del “Cracking Cancer Forum”, la tradizionale riunione delle Reti oncologiche regionali svoltasi a Genova a inizio aprile. Quest’anno medici oncologi, pazienti, figure specialistiche e manageriali si riuniranno per confrontarsi su due macro temi: i cambiamenti epidemiologici in corso ed un punto sugli avanzamenti della ricerca. Dalla prevenzione attiva alle terapie di supporto, passando per la “Precision oncology” e l’accesso ai farmaci innovativi, fino a toccare il “Molecular Tumor Board” e la fisioterapia oncologica, il programma si prospetta denso e vivace. “Le Reti – commenta Pronzato - rappresentano il mezzo migliore per affrontare la tempesta perfetta del cancro. Nei prossimi 10-20 anni, complici l’aumento della popolazione mondiale e le innovazioni nel settore, registreremo un maggiore numero di casi osservati, anche se l’incidenza non aumenterà. In Italia i profili maggiormente a rischio saranno gli ultra sessantacinquenni. Accanto a questo, dovremo fronteggiare il problema dei costi delle cure: si può guarire o cronicizzare la malattia, ma le tecnologie ed i farmaci hanno un prezzo elevato. Il terzo nodo problematico deriva dalla carenza di personale specializzato e infermieristico”. Guardando al nostro paese, viene evidenziato, le diagnosi da tumore sono già raddoppiate negli ultimi dieci anni. “Le Reti oncologiche sono un modo per affrontare il problema - prosegue Pronzato - ma non dimentichiamo la prevenzione primaria, che riguarda gli stili di vita, e quella secondaria, cioè l’adesione ai percorsi di screening. Ridurre i casi di cancro è fondamentale per sbloccare più risorse utili a chi deve essere curato”. L’altro cardine dell’evento è stato quello che fa leva sulla forza della ricerca: “Negli ultimi vent’anni - conclude Pronzato - i pazienti che si sono sottoposti ai più avanzati trials clinici negli Usa hanno guadagnato, insieme, centinaia di anni di vita. Non dobbiamo però scordarci che la ricerca deve guardare anche al real world, cioè verificare l’impatto concreto sulla popolazione. Vale anche per le Reti oncologiche territoriali: quando le attiviamo, dobbiamo verificare costantemente che funzionino”. Anche sulla ricerca, conclude, urge allungare lo sguardo: “Vorremmo ragionare non solo su come sostenerla, ma anche su come iniziare a pensare ad una ricerca di rete, mezzo con cui tutti i professionisti siano coinvolti in un lavoro di squadra, ragionando sulle intere casistiche regionali”.